Quando ero piccola ero capace di leggere ogni cosa che mi capitasse sotto il naso, che fosse la confezione dei cereali o un libro per me non c'era differenza.
Mi immedesimavo così tanto nella storia che non ascoltavo neanche mia mamma, che dopo un po' sì spazientiva e mi intimava di chiudere il libro, con lo stesso tono perentorio con cui grida alla mia sorella minore di staccarsi dal cellulare o dal l'ipad.
Crescendo la lettura è diventata la mia via di fuga: dal mio mondo, mi catapultava in uno scenario dove le protagoniste incarnavano il mio ideale di donna, eroine armate d'amore e autoironia.
E poi un libro per me è uno tra gli strumenti migliori per prendersi cura di se stesse, non solo per l'aspetto rilassante, ma soprattutto perché apre nuovi orizzonti e aiuta a comprendere se stesse e il mondo che ci circonda, come in una sorta di terapia intima ma allo stesso tempo condivisa da molti.
Certo, dire di non avere tempo per leggere è una scusa che seppure a volte può essere giustificata, nel più dei casi denota solo la mia scarsa volontà.
Mi conosco abbastanza bene da poter dire che a volte non riesco a staccarmi dal pc o dai quaderni degli appunti perché una delle mie debolezze è quella di voler tentare di controllare fino all'ultimo secondo della giornata la direzione della mia vita. E un libro percorre la corsia opposta alla disciplina di sè stessi. Perché in quei momenti, quelli che passo con un libro in mano, devo lasciare andare tutte le mie preoccupazioni che nonostante a volte mi sembrino pesanti, rassicurano il mio volere apparire in controllo della situazione, robotica e perfetta, lasciando spazio per il volo libero della fantasia.
Tutti quelli che mi conoscono, sanno che i miei occhi sono dei libri aperti e tutte le preoccupazioni che cerco di nascondere con tanto sforzo affiorano sempre tra la miopia e l'astigmatismo. E io sono arrivata alla conclusione che è giunta l'ora di riaprire i libri (veri) per poter finalmente chiudere le pagine che appesantiscono la mia anima.