Era così strano per lei. Per quel che le riguardava lui era speciale perché era il primo: il primo che le parlasse così, il primo che era dalla sua parte, sì insomma il primo amico. Aveva passato gran parte delle due decadi di vita a diffidare nella possibilità di trovare un'amicizia nel fronte opposto. E invece adesso era lì, ad ascoltare i racconti di un ragazzo. Non era stato difficile parlare di sé con lui, era tutto così naturale e spontaneo, come se da sempre esistesse quel legame tra loro.
Lui a volte diventando serio le faceva domande o pronunciava frasi che rimanevano sospese a lungo nel groviglio dei suoi pensieri. Ma sul momento, quelle domande cadevano nel silenzio o nel tentennamento senza una riposta adeguata. Lei cercava in tutti i modi di trovare il giusto modo di ribattergli. Dal momento che mai era stata una ragazza con la risposta pronta, era capace di arrovellarsi per giorni su quei quesiti. E trovava sempre la maniera corretta per dare finalmente alla domanda una risposta. Però dopo essersi tormentata, sentendosi in dovere di rispondere, si rendeva conto di quanto fosse difficile definire quando sarebbe arrivato il momento migliore per riprendere il filo del discorso interrotto dal punto interrogativo di lui. Perché diciamoci la verità, se una domanda non trova risposta nell'immediato, spesso si esaurisce il desiderio di capire le tesi dell'interrogato.
E per questo motivo tutte quelle risposte, lei le accumulava in un angolo del suo cervello e ogni tanto prima di addormentarsi, ad occhi chiusi le rispolverava come una diligente studentessa, nel caso fosse mai arrivato il tempo dell'atteso dibattito.
Questa era una delle poche cose che riuscivano a destabilizzare la ragazza, facendole pensare che in fondo quell'amicizia non valesse la pena di tanta preoccupazione.
C'erano quei momenti perfetti che invece le facevano capire che lei aveva bisogno di un amico come lui: la faceva sorridere e l'abbracciava, perché sapeva che era una delle sue attività preferite.
E lei avrebbe voluto dirgli che, nonostante fosse una cosa nata di recente, un po' gli voleva già bene.
Ma si frenava sempre con il timore che essendo un ragazzo, si facesse prendere dall'egocentrismo tipico dei maschi e pensasse che lei si sarebbe innamorata di lui e avendo paura che questo succedesse sarebbe scappato a gambe levate.
Le sue insicurezze la portavano anche a sentirsi ingombrante e quindi cercava il più possibile di non assillarlo, di aspettare che fosse lui a cercarla, che fosse lui a scegliere cosa farne della sua amicizia.
Lui non sapeva nulla di tutto questo, viveva il tutto senza caricarlo di significato speciale, non le dava troppa importanza.
Infin dei conti, se qualcuno avesse osservato quel rapporto dall'esterno, avrebbe notato da che lato della bilancia pesasse di più quell'amicizia.
E anche lei lo aveva capito.
Ma la vita va spesso così e lei era abituata a racimolare ciò che gli altri avevano da offrire, un po' come una mendicante di sentimenti.
Era stata fregata parecchie volte, ma aveva ancora una fievole fiducia nell'esistenza della vera amicizia e nella bontà delle persone.
E forse non avrebbe lottato per lui, l'avrebbe lasciato andare libero, ma comunque andasse a finire, non l'avrebbe dimenticato. Lui era il primo d'altronde.
Dedicato a tutti quelli che l'amicizia vera non l'hanno ancora trovata. Dobbiamo metterci in testa che l'amico ideale non esiste, come tutto ciò che è perfetto, ma l'amicizia può assumere diversi significati e valori ed arricchisce la vita. Sono profondamente convinta che non dobbiamo lasciarci abbattere dalle delusioni passate e che esiste un tempo per tutto. Arriverà.
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Un ringraziamento ai miei bellissimi fratelli per la foto che si adatta perfettamente al tema |