Cosa ci rende felici? O meglio, cosa rende felice la massa? Quali sono le sorgenti di felicità per la società moderna? Queste sono alcune domande che a volte fanno capolino nella mia mente idealista, ma quella più grande è: si può in questo momento essere felici?
E l'unica risposta che riesco a dare a questa domanda è spaventosa.
Io non credo che l'umanità abbia capito qual è la vera fonte della felicità.
Pensateci un attimo: siamo abituati a cercare la nostra pienezza in cose, persone e condizionamenti che sono esterni alla nostra individualità. Lo dimostra l'accanimento che l'uomo moderno ha verso la ricchezza. I soldi nella nostra società costituiscono una delle basi per costruire la felicità. Oppure, altro esempio lampante sono tutte quelle persone che lasciano in mano a qualcun altro le redini della propria vita, illudendosi che lasciarsi portare dal vento di qualcun'altro possa condurci alla vera gioia.
Ma io non credo che la felicità si possa comprare o che parta dal volere di qualche altra persona esterna a me.
Sempre meno persone oggi comprendono che il tutto deve partire dal proprio essere.
Nella mia tesi, la felicità vera si trova affermando ciò che si è come individuo, indipendentemente dallo stereotipo di questo sentimento che pone limiti alla propria vera espressione. Per semplificare, credo che non esista felicità senza un po' di egocentrismo positivo. Voglio dire: se vogliamo essere felici, dobbiamo concentrarci a capire chi siamo, non permettendo agli altri di influenzare la nostra azione e modo di pensare. Non intendo dire che dobbiamo fregarcene degli altri, in modo egoistico concentrandoci solo sulle nostre ambizioni, ma che prima di tutto dobbiamo scegliere di essere felici per noi stessi e prendere decisioni che non sacrifichino la nostra serenità per compiacere gli altri e allo stesso tempo che non intacchino il diritto di felicità altrui.
Facile a dirsi, ma ben altra storia è il da farsi!
Eppure, posso dirvi una cosa.
Ultimamente non sono mai stata così felice.
Mi è bastato smettere di dare la colpa agli altri per la mia "infelicità" e iniziare ogni giorno con la volontà di non lasciarmi buttare giù dalla negatività di certe persone.
Ho messo infelicità tra virgolette perché non sono mai stata davvero infelice, ma certo ho spesso commesso l'errore di credere che senza certe persone accanto sarei stata meno soddisfatta della mia vita, o di incolpare il brutto tempo, la falsità o l'evidente gap tra me e molta gente per l'irrequietezza che a volte mi prende il cuore e la mente.
Ho scoperto che l'unica cosa che desta preoccupazione in me sono i problemi che si leggono negli occhi di certe persone della mia famiglia che stanno passando un momento difficile. Sì, questa è l'unica cosa per cui ritengo sia valido a volte diventare un po' malinconica.
Se mai leggerete questo post, sappiate che io vorrei tanto che anche voi trovaste un giorno quella serenità che io sto raggiungendo sempre più e che non dovete avere paura di cambiare solo perché il cambiamento porta sofferenza. Resistete al vento della tempesta. Quello che c'è dopo è il mare finalmente calmo e il vento che vi porta al vostro destino. Se avrete paura, attaccatevi alle ancore di tutte le persone che si preoccupano per voi e vi tendono la mano. Noi siamo qui per voi.
E a tutti gli altri, dico solo di prendersi responsabilità e cura della propria felicità.