La "secchia"

Eccomi qui a parlare di un tema che mi sta veramente, ma davvero davvero a cuore. Si tratta di parole, termini, definizioni che secondo me danno un'immagine della nostra società un poco preoccupante.
Mia mamma mi racconta ogni volta che all'asilo io avevo memorizzato tutte le battute della protagonista principale della recita natalizia, ma io ero solo un angelo che appariva in un numero di ballo e non apriva mai bocca per recitare qualche battuta.
Poi alle elementari non mi ricordo una volta in cui mi pesasse andare a scuola. Ero brava e mi piaceva esserlo.
Alle medie tutto è iniziato a cambiare: ero diventata troppo brava e a quel punto avevano iniziato a chiamarmi "secchiona". Alle superiori, ho avuto i miei alti e bassi, ma in generale posso dire che studiare mi è sempre piaciuto.
Ora mi trovo in una situazione in cui tutto quello che imparo mi servirà per avere un brillante futuro e raggiungere i miei obiettivi professionali. Sono determinata e ambiziosa in questo senso.
In tutta la mia esperienza scolastica, ho trovato un'ostilità da parte dei miei compagni, ma anche da parte di qualche insegnante, nei confronti dei miei risultati.
Mi è successo spesso, e ancora succede che le persone siano infastidite da quello che ottengo.
E ora io voglio fare una domanda a cui vorrei tanto dare una risposta un giorno: ma quando è successo che avere successo fosse una cosa negativa?
Mi chiedo quando l'essere bravi o avere talento in qualcosa sia stato trasformato in una cosa indesiderabile.
Mi domando quando abbiamo iniziato a deridere quelli che lavoravano duro e ottenevano risultati, invece che prenderli a modello a cui aspirare.
Io sempre più mi accorgo come il nostro modello di società promuova quelli che vanno avanti imbrogliando, a gomitate o perché hanno conoscenze, mentre soffoca tutte le persone di talento, con un cervello e pronte a lavorare per cambiare il mondo in cui viviamo.
Siamo dominati da una lobby di cialtroni e ignoranti. E dove crediamo di andare così?
Sono abituata, grazie ai miei genitori, che nulla cade dal cielo se non lavori per ottenerlo e so anche che non posso e non voglio sprecare la mia intelligenza adattandomi allo stile di vita "relax" che molti hanno adottato solo per evitare di sentirmi dire "secchiona" o che mi comporto come "la prima della classe".
Nella mia teoria tutte le persone che mi insultano o che sono infastiditi dai miei piccoli successi o vittorie hanno una sola ragione (che non è certo una scusante) per comportarsi così: io sono lì a ricordargli che la determinazione e il duro lavoro pagano e che loro invece di fare dello studio la priorità in questo contesto, hanno scelto deliberatamente di fare il minimo indispensabile.
Beh cari miei.. non so cosa dirvi, ma certo io non mi vergognerò per i miei risultati solo perché voi non avete dato il meglio di voi.
E voi allora mi parlerete del rispetto, e di come non sia carino gioire di fronte a qualcuno che non ha avuto successo.
E allora io vi rispondo: e al rispetto verso chi ha dato se stessa per ottenere buoni risultati chi ci pensa?
Ogni volta che voi criticate la mia felicità, è come se steste sputando sulla mia determinazione e sulla fatica che ho fatto per arrivare alla "meta".
Con che diritto venite a dare giudizi sulla mia condotta, quando dovreste solo biasimare voi stessi per i vostri insuccessi? Sono dell'idea che ognuno è artefice del proprio destino e che molte persone dovrebbero imparare a guardare nel proprio piatto e non sputare in quello delle persone che hanno avuto più di voi.
Io sono un po' intollerante nei confronti di chi è parcheggiato da qualche parte e non dimostra un minimo di ambizione e voglia di fare, ma allo stesso tempo crede che in questa industria si faccia la bella vita e si diventi manager con uno schiocco di dita. Ma non mi sembra che questi aspiranti sultani siano indulgenti con me, quindi. Non devo niente a nessuno di voi! Continuerò sulla mia strada e lavorerò ancora più duro e darò una festa per ogni mio successo perché francamente sono stanca di dovermi preoccupare di ferire l'amor proprio di qualche nullafacente che non esita ad ogni occasione possibile di farmi sentire in errore per quello che ho raggiunto, come se non me lo meritassi. Ci vediamo (forse) al traguardo!